La famiglia come modello di business

Distinguere l’impresa dai rapporti interni della famiglia, applicare un sistema di governance moderno, premiare le competenze e definire un quadro di regole condivise. Ma anche prepararsi a qualsiasi imprevisto, privilegiare una prospettiva di processo e coinvolgere attori terzi. Sono queste le 7 condizioni per un passaggio generazionale di successo, raccolte nella guida di Assolombarda a cura di Guido Corbetta e Alessandro Minichilli, docenti della Cattedra AIdAF-EY di Strategia delle Aziende Familiari dell’Università Bocconi in memoria di Alberto Falck.

Il 14 giugno 2016 è stato presentato un nuovo report di Assolombarda Confindustria Milano Monza e Brianza per gli associati in collaborazione con AIdAF (Associazione Italiana delle Aziende familiari) e Università Bocconi di Milano. Lo scopo è aiutare le imprese al passaggio generazionale. Secondo i dati dell’Osservatorio AUB il 18% delle imprese familiari prevede un cambio generazionale nei prossimi 5 anni, dato che, relazionato ad altri numeri, ha scaturito l’indagine e la guida di cui sopra. Infatti vero è che il 65% delle imprese italiane è controllato da una o più famiglie, ma solo il 13% arriva alla terza generazione e addirittura solo il 4% raggiunge la quarta.

Donato Iacovone, CEO di EY, sottolinea come le aziende familiari siano “di fronte a cambiamenti radicali nei settori in cui operano, spinti dalla rivoluzione digitale che sta sconvolgendo i modelli di produzione e i rapporti con i clienti. Le nuove generazioni possono aiutare e spingere questo cambiamento: valorizzare quindi la tradizione adottando i nuovi processi è la strada che le nostre Pmi devono seguire per continuare a crescere e a competere”.

D’altronde lo scorso anno l’AUB, in collaborazione con Borsa Italiana e Allianz, ha stilato un report su circa 10.000 aziende italiane a controllo familiare, sottolineando come tra il 2010 e il 2014 le aziende familiari abbiano registrato un fatturato maggiore rispetto a quelle non familiari.

Il segreto del successo

Secondo Carlo Salvato, docente di Strategia Aziendale alla Bocconi, uno dei segreti di successo delle aziende familiari sta nel “capitale sociale” e nel “capitale paziente”. Da una parte l’attaccamento a valori sociali e ad una realtà vissuta come propria da parte del dipendente. Dall’altra una lungimiranza da parte dell’imprenditore che tutela il guadagno a lungo termine piuttosto che quello immediato, per garantire sicurezza a figli e nipoti. Questo atteggiamento è anche quello più apprezzato in ambito finanziario perché più rassicurante e appetibile per un numero maggiore di investitori.

Vale la pena citare alcune di queste aziende: Ferragamo, Fendi, Missoni, Miroglio, Kiton, Damiani Gioielli, René Caovilla, Bauli sono alla terza generazione. L’Eco della Stampa è in buona compagnia. Assieme ad Etro, Luisa Spagnoli, Barilla e Lavazza, siamo arrivati alla quarta generazione. I Marchesi Antinori battono proprio tutti perché sono alla 26a generazione!

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