Festival del digitale popolare

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Dal 7 al 9 ottobre si terrà a Torino, alla Centrale di Nuvola Lavazza, la prima edizione del Festival del Digitale Popolare. L’evento dedicato all’innovazione tecnologica, organizzato dalla Fondazione Italia Digitale e patrocinato dal Comune di Torino, prevede la presenza di guest star attive nel mondo dello sport, dello spettacolo e dell’informazione, che hanno senza dubbio come denominatore comune una forte presenza nel settore digitale

Festival del Digitale Popolare per l'innovazione tecnologica

I protagonisti presenti al Festival del Digitale Popolare

Tra gli ospiti del Festival risaltano i nomi di due ex calciatori della Juventus, Claudio Marchisio e Giorgio Chiellini. I due, dopo aver condiviso lo spogliatoio bianconero e della Nazionale, hanno infatti dato vita a diverse iniziative comuni nell’ambito della tecnologia, anche con investimenti in startup innovative. Una delle ultime iniziative comuni ha riguardato la sensibilizzazione sui temi dell’ambiente. Sempre per quanto riguarda il mondo calcistico, ai due ex juventini si aggiunge Sara Gama, attuale capitano della Juventus e della Nazionale italiana femminile di calcio.

Spostandoci nello spettacolo, troviamo Cristiana Capotondi, Luca Argentero e Paolo Ruffini. Mentre a rappresentare l’informazione saranno Francesco Giorgino, giornalista ex conduttore del TG1, Mario Calabresi, CEO e Editor-in-chief di Chora, la più importante podcast company italiana, e Agnese Pini, direttrice de La Nazione, Il Giorno, Il Resto del Carlino e Quotidiano Nazionale. Oltre alla categoria dei giornalisti, sarà presente anche chi tratta l’attualità in maniera ironica, ovvero Makkox, tra gli autori e protagonisti  del programma satirico Propaganda Live.

Non mancheranno professionisti del campo tecnologico, come startupper, comunicatori e giornalisti esperti del settore. Una delle protagoniste di questo mondo è ad esempio Ilde Forgione, responsabile TikTok degli Uffizi, e tra le prime a portare il mondo dell’arte e della cultura sul social cinese.

I temi su cui si focalizza il Festival del digitale riguardano quindi in primis l’innovazione tecnologica. Non solo. Il focus riguarda anche come essa debba essere messa a servizio dei cittadini, così da attuare il pieno raggiungimento di una efficace transizione digitale.


L’Eco della Stampa sponsor del Festival

Al Festival del Digitale Popolare sarà presente anche l’Eco della Stampa, in qualità di socio fondatore di Fondazione Italia Digitale, la prima in Italia dedicata ai temi di cultura e policy digitale.

Il ruolo de L’Eco della Stampa a tal proposito, è quello di offrire i propri servizi di monitoraggio dei media, del web e dei social, grazie a un’esperienza decennale in questo ambito, iniziata con la rassegna stampa e comunque oggi in perpetua e avanguardista evoluzione. Inoltre L’Eco contribuisce nel diffondere a una vasta platea il messaggio core della Fondazione presente nello statuto. Vale a dire “contribuire allo sviluppo di politiche legate al mondo digitale necessarie per affrontare la trasformazione in atto nella società, nella politica, nella cultura, nell’economia”.

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Il programma del Festival: l’innovazione tecnologica a servizio dei cittadini

Oltre ai nomi di primissimo piano di alcuni dei partecipanti già presentati, il ruolo di protagonista sarà tutto per le soluzioni tecnologiche che verranno presentate durante il Festival. Il nome scelto dalla Fondazione Italia Digitale, mettendo insieme i termini digitale e popolare, spiega lo spirito che anima la kermesse torinese.

Infatti, l’innovazione deve essere messa a servizio degli utenti, in modo da risultare user friendly. Alla semplicità di fruizione si deve accompagnare la cultura pop, così da essere ancora più familiare per chi la utilizza.

Con questo spirito si inserisce anche la locandina del Festival. Il manifesto è stato realizzato dall’autrice fumettistica Josephine Yole Signorelli, conosciuta con il suo nome d’arte Fumettibrutti. Come dichiarato da Francesco Di Costanzo, presidente di Fondazione Italia Digitale, l’immagine disegnata racconta i principi su cui si fonda la sfida dell’evento: “Identità, cultura, diritti, digitale alla portata di tutti sono alla base del lavoro della Fondazione e del Festival, perché il digitale è popolare quando davvero è compreso da tutti e rappresenta un progresso per tutti”.

https://www.youtube.com/watch?v=1MGXhBqFKm0


Come si sviluppa un prodotto innovativo: il caso WhatsArt

A questo punto è lecito chiedersi come si può trasformare un’idea in un prodotto innovativo, che sia un’App o un’altra soluzione tecnologica che punta ad avere un forte impatto in diversi settori.

In questo senso è possibile per il sottoscritto procedere a un racconto in prima persona. Infatti nel 2021 ho fondato la startup innovativa LOTZ – Lots of Ideaz, nata sullo sviluppo del servizio WhatsArt.

WhatsArt è un sistema nato con l’obiettivo di rendere l’arte e la cultura divertenti e coinvolgenti, attraverso un mix unico di innovazione tecnologica e storytelling. Il procedimento è molto semplice. Si inquadra il QR code e si avvia un dialogo sul proprio account WhatsApp con il museo, senza bisogno di scaricare nessuna App aggiuntiva sul proprio smartphone. Ogni utente può scegliere la lingua e il percorso espositivo da visitare. Una volta davanti all’opera, si invia un messaggio con il numero del punto d’interesse, ricevendo come risposta un messaggio testuale, audio o video. Grazie allo stile di storytelling studiato ad hoc, è possibile ricevere un messaggio vocale dai protagonisti del mondo dell’arte e della cultura.

WhatsArt è attualmente in fase di commercializzazione ed è stata già adottata in alcuni progetti culturali innovativi. Ecco le fasi che ne hanno preceduto lo sviluppo e quali sono gli aspetti su cui consiglio di tenere conto per avviare un progetto in questo mondo.


Cos’è e come funziona WhatsArt

Innanzitutto, partiamo dall’origine. L’idea di realizzare WhatsArt è nata in un momento particolarmente difficile per tutti, ovvero il primo lockdown del 2020.

Avendo avuto diverse esperienze professionali nell’ambito culturale, ho iniziato a riflettere su quelle che avrebbero potuto cambiare diverse abitudini all’interno dei musei. Tra queste l’utilizzo delle audioguide, sempre più diffuso negli anni. Tuttavia trattandosi di devices toccati da più persone, attualmente possono essere identificate come un possibile vettore di contagio in tempo di pandemia.

A questa si è aggiunta l’intenzione di non far appesantire ulteriormente il proprio smartphone con nuove App da scaricare ma sfruttare quelle già presenti. In particolare WhatsApp, probabilmente il servizio sui cellulari con cui abbiamo maggiore familiarità. Inoltre, da subito è stato pensato di accompagnare l’innovazione tecnologica a uno storytelling fresco e coinvolgente.

Il sistema nel suo complesso ha riscontrato diversi feedback positivi dagli addetti ai lavori. Tuttavia il riscontro di cui vado più orgoglioso è quello di una giovane studentessa liceale, la quale provando il servizio alla Biblioteca Lancisiana di Roma, dove è presente WhatsArt, ha esclamato: “che ficata!”. 


L’incontro tra sviluppo tecnologico e comunicazione

Per lo sviluppo di WhatsArt mi sono rivolto a professionisti di diversi settori. Innanzitutto gli sviluppatori che hanno realizzato il software dal punto di visto tecnico. Parallelamente sono stati coinvolti esperti della comunicazione. Tra questi, ad esempio, scrittori professionisti per la parte di storytelling. Mentre i grafici si sono occupati nel rendere la promozione e la comunicazione efficaci. Ad esempio, l’infografica animata realizzata per spiegare il servizio è particolarmente apprezzata, in quanto chiara, dinamica e con uno stile molto accattivante.

Per riuscire a raggiungere tali obiettivi, il mio personale consiglio è comprendere l’importanza della collaborazione con persone e figure professionali particolarmente competenti e motivate. Infatti, dalla mia esperienza mi sono reso conto che un confronto costruttivo può aiutare a rendere migliore e ancora più efficace la propria idea di partenza. Anche a costo di mettere in discussione le proprie convinzioni.

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