Divertirsi e non solo con i filtri di Instagram. Intervista a Giacomo Lucarini

filtri instagram giacomo lucarini

Divertenti, creativi, ma anche utili per farsi conoscere. I filtri di Instagram sono il gioco del momento per i content creator più curiosi, ma le potenzialità di questo strumento da pochi mesi diventato disponibile per tutti sono tantissime. Dal proprio pc alle star di Hollywood il passo è breve. Il perché (e anche come fare) l’abbiamo chiesto a Giacomo Lucarini, Content Creator, esperto di digital marketing, nonchè creatore di un interessante canale Telegram.

La nuova frontiera della creatività

Sembra ieri che i filtri per i selfie si limitavano ad essere un semplice strumento per scattare fotografie divertenti oppure migliorare i difetti e sentirsi più belli. Prima il successo delle Instagram Stories a scapito di Snapchat (amato anche, e soprattutto, per la creatività dei filtri!), poi la possibilità anche per gli utenti “normali” di creare il proprio filtro, ed ecco che il social si è popolato di effetti di ogni tipo sviluppati anche da grandi brand o programmi tv.

La svolta è avvenuta a partire dall’agosto del 2019 quando Facebook ha reso disponibile per tutti gli utenti il programma Spark AR Studio che permette di sviluppare autonomamente un filtro che, una volta approvato dalla piattaforma, è disponibile per tutti gli utenti.

Prima di quel momento, erano solo pochissimi gli utenti riconosciuti da Facebook che potevano sperimentare e creare i filtri. Tra gli italiani, il primo è stato Piotar Boa che abbiamo avuto il piacere di intervistare pochi giorni fa (qui il video completo).

Ma non appena si sono aperte le porte a tutti, tantissimi hanno iniziato a cimentarsi nella stessa pratica. Pensiamo al filtro “2020 predictions” sviluppato da Filippo Soccini che ha velocemente fatto il giro del mondo fino ad essere utilizzato anche da star come, per l’appunto, Jimmy Fallon e Jennifer Aniston.

“Da lì mi è venuta l’idea di creare anch’io un mio filtro, ci racconta Giacomo Lucarini, e giocando con la quotidianità e i bisogni dei freelance è nata l’idea di puntare tutto sul caffè”. Per primo l’ha utilizzato lui, naturalmente, nelle sue stories, ma la sua community ne è stata subito entusiasta. Il filtro ha iniziato a muoversi liberamente – è possibile tracciare invii, fotografie e foto scattati utilizzando il filtro, visualizzazioni globali, ma non chi compie queste azioni – fino ad arrivare addirittura sul profilo di Sarah Hyland, una delle attrici della fortunata serie tv Modern Family seguita da più di 7 milioni di follower da tutto il mondo.

Perché creare un filtro per Instagram: l’intervista a Giacomo Lucarini

Sono state decine di migliaia le impressions del filtro per coffee lovers creato da Giacomo a cui chiediamo se si aspettava una diffusione tale. “Sono rimasto sorpreso per primo, pensa che io nemmeno seguivo l’attrice di Modern Family! La sua story mi è stata segnalata da una mia follower.”

Prima di parlare del perché un brand, un content creator o un influencer dovrebbe creare un suo filtro, chiedo a te come mai hai scelto di sperimentare e crearne uno.

“Ho visto che c’era tanta domanda, e mi sono chiesto perché non fare un tutorial. Instagram è un social mi che dà tanta soddisfazione a livello professionale, ma è anche lo stesso che mi permette di sperimentare di più ed essere creativo. Inizialmente ho intuito che l’apertura della possibilità di creare filtri potesse essere una buona opportunità in questo senso, poi ho letto la storia di Soccini e mi sono detto che, da smanettone quale sono, non potevo non fare un tentativo!”.

È davvero così facile creare un filtro e utilizzare Spark AR Studio?

“Non esattamente. Sono partito dai tutorial – disponibili soprattutto in inglese – e poi ho fatto tante domande online per capire come ottenere il risultato che immaginavo. Creare un filtro da zero può essere complesso, ma l’aspetto particolarmente interessante è che puoi fare di tutto. Ci sono, infatti, diversi tipi di filtri: puoi applicare una maschera in due dimensioni, far apparire qualcosa sulla testa delle persone grazie al face tracking oppure sviluppare immagini in 3D.

Ho pensato subito all’incredibile potenziale per chi vende orecchini o cappelli: sviluppando il filtro con i propri prodotti si può permettere agli utenti e ai follower di “provare” come stanno e, magari, passare all’acquisto! In effetti ci sono brand di make up che già lo fanno (restando in Italia due esempi sono Espressoh o WeMakeUp, ndr). È uno strumento geniale per creare engagement”.

Parlando di engagement, di prodotti e di brand non possiamo che affrontare l’argomento anche dal punto di vista del marketing. Bello divertirsi con le “2020 predictions”, ma creare un filtro per Instagram serve anche a qualcosa?

“La possibilità di creare qualcosa che si diffonde a macchia d’olio è enorme. In un momento in cui sui social gli utenti cercano, spasmodicamente, un modo per vincere la noia, i filtri diventano uno strumento per veicolare dei messaggi e far fermare sempre più persone sui tuoi contenuti. Non dimentichiamo, a tal proposito, il “sommerso” di Instagram ovvero tutti quei contenuti che vengono scambiati in privato tra gli utenti che aumentano la potenzialità virale di ciò che vuoi comunicare”.

Non è facile, però, trovare un’idea per un filtro che sia coerente con la propria brand identity…

“Bisogna essere creativi, senza mettere in primo piano necessariamente il tuo logo o il tuo nome. L’idea potrebbe essere di inventare qualcosa di divertente che sia legato a quello che fai, al tuo settore o agli argomenti che tratti più spesso sul tuo canale. Puoi far “provare” agli utenti un tuo prodotto, ma anche sviluppare filtri con una fotografia come sfondo. In questo caso penso alle strutture turistiche: perché non portare in maniera virtuale i potenziali clienti da te facendogli sperimentare in piccolo quanto può essere bello?

Ricordiamo, infatti, che in ogni filtro resta in alto – sotto al nome utente – il nome cliccabile del creatore o della creatrice. Visto che il tema è oggi sulla cresta dell’onda, sono tante le persone che vanno a caccia di filtri e, se il tuo piacerà, è probabile che vengano sul tuo profilo a cercarne altri. Hai vinto se riesci a toccare un tasto che attiva qualcosa, a livello ludico, nella testa del tuo potenziale target”.

L’aspetto davvero interessante, dunque, della creazione dei filtri è che, in un tempo in cui, il dibattito è concentrato sull’ipotetica fine dell’estetica di Instagram e sulla regolamentazione dell’advertising tra feed e stories, questo appare come una campo dove si può essere spontanei. 

“Trovo che questo sia il mezzo più potente e immediato che abbiamo a disposizione a costo zero, se non quello di investire del tempo per imparare a usare Spark AR Studio e per farsi venire un’idea. Adesso è ancora un territorio abbastanza vasto che offre tante possibilità, però ricordiamo che la creatività fa la differenza. È l’idea che hai alla base è vincente e può determinare l’utilizzo o meno sui grandi numeri. Senza dimenticare che sapersi muovere nel mondo del digital marketing dà una marcia in più”.

giacomo lucariniinstagraminstagram storiesintervistasocial media marketing