Il coraggio di comunicare

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Il periodo dell’emergenza sanitaria ha causato una conseguente contrazione dei consumi e della domanda. La necessità è quella di riportare l’attenzione sulle imprese e sul loro ruolo della comunicazione d’impresa all’interno della società di oggi. Scrive Einstein: “La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. E’ nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere ‘superato”.

Fare branding significa lavorare su un prodotto, servizio o persona, ma anche avere il coraggio di soluzioni e nuovi significati. Soprattutto un’azienda è quel motore in grado di generare un valore concreto e importante per la comunità, soprattutto in un momento di crisi.

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Foto di SplitShire da Pixabay 

Il ruolo della comunicazione d’impresa

La situazione di pandemia ha causato non pochi problemi. Chi aveva basato la propria comunicazione su un solo canale distributivo, dall’oggi al domani, si è ritrovato privo della possibilità di essere visibile, cadendo nel silenzio. Allo stesso tempo le notizie sul Covid-19 hanno monopolizzato le emittenti e le menti di tutti noi. Per non essere dimenticate le imprese si sono trovate a dover ripensare totalmente la propria comunicazione. Durante l’evento a cura di L’Eco della Stampa e Rinascita Digitale dal titolo ’20 | ’21 | ’22 Presente e futuro della comunicazione d’impresa”, insieme a notevoli personalità delle realtà imprenditoriali si è partiti dalle fondamenta: che cos’è la comunicazione? Il termine communicare, dal latino significa “mettere in comune”, derivato di commune, ovvero ciò che compie il suo dovere con gli altri, composto di cum insieme e munis, che significa ufficio, incarico, dovere, funzione.

La comunicazione è una responsabilità sociale che richiede un’azione concreta, per mettere un valore al servizio di qualcuno al di fuori di sé. Così come i media ricoprono infatti un ruolo oneroso, riportando informazioni con trasparenza, rispetto e autenticità. Il fondamento logico è essere al servizio dell’informazione.

Il brand è diventato un attore sociale a cui più che la parola si richiede il coraggio di un’azione.

Il brand è divenuto un contenitore e una risorsa che è in grado di creare comunità. L’essere significativi nella propria comunicazione, portare un’azione piuttosto che un discorso astratto, è diventato qualcosa di imprescindibile, soprattutto per rispondere a una situazione di crisi.

Il coraggio di mettersi in gioco

Il carico di responsabilità è dunque aumentato per le aziende, la comunicazione si è caricata di bisogni che vanno molto aldilà del prodotto. In questo ultimo anno le imprese hanno dovuto cercare nuove soluzioni e rimettersi in discussione, per tutto questo ci è voluto coraggio. Durante l’evento sul presente e futuro della comunicazione d’impresa, gli ospiti sono stati invitati a scegliere una keyword che rappresentasse la loro esperienza durante questo anno di pandemia. Alessandro Bizzotto, Responsabile Relazioni con i Media presso Consorzio nazionale Imballaggi (CONAI) ha scelto come keyword “coraggio”. La pandemia ha portato alla luce delle criticità che prima passavano sotto silenzio, nella gestione dello smaltimento rifiuti così come in tantissimi altri settori. Il coraggio sta proprio nel fatto di guardare in faccia queste criticità, solo così si può trovare la forza di cambiare.

Covid: dalla paura al coraggio

In questi tempi, particolari ed inimmaginabili di pandemia, la comunicazione ha assunto un’importanza perfino superiore al passato. Oggi la comunicazione d’impresa si sta riconciliando con significati esistenziali e l’importanza delle emozioni. Durante la pandemia tutta la comunicazione ha parlato ad una emozione sola, pur non citandola mai: la paura. La lettura dei numeri e delle notizie sul Covid-19 che ci hanno accompagnato per un intero anno è stato un veicolo di paura e sconcerto totalizzante. Per questo gli imprenditori che sono riusciti a guardare il presente con una prospettiva al futuro hanno avuto coraggio.

Reagire alla paura e agire, questo è il ruolo che è toccato proprio alle realtà aziendali. Per ricostruire infatti non basta l’attesa passiva data dalla speranza, bisogna attivare sentimenti che ci portino all’azione, come il coraggio. Il coraggio non vuol dire non provare paura, il coraggio non nega la paura, non se ne vergogna ma la affronta, la guarda in faccia e la supera trasformandola in azione, costruzione, solidarietà e altruismo. Essere coraggiosi nella propria comunicazione significa essere aperti a più direzioni, dinamiche ed espressioni possibili che, solo con una buona dose di coraggio è possibile attivare concretamente. Il coraggio è riconosciuto dalla Psicologia Positiva come una delle capacità che sono in grado di dare significato alle nostre vite, rendendole di conseguenza anche più appaganti. Ne abbiamo bisogno come persone e così anche le organizzazioni e i brand non possono più farne a meno. E’ il momento di superare il confine tra interno ed esterno, target e persone, dipendenti e clienti, per sviluppare un pensiero che porti soluzioni al di fuori della propria comfort zone, nella zona dell’inesplorato.

Essere coraggiosi nella comunicazione d’impresa

Il coraggio porta a costruire un dialogo tra il mondo interno dell’azienda e il mondo esterno dei clienti, un circolo virtuoso tra la comunicazione rivolta alle proprie persone e quella rivolta al mercato. Un aspetto fondamentale del coraggio è la capacità di ascoltare, ascoltare tanto, per superare le critiche e gli aspetti negativi, per migliorare e mettere davvero al centro le persone. Avere il coraggio di uscire dalla comfort zone significa anche schierarsi su argomenti importanti e utili per la collettività. È ormai finito il tempo per la comunicazione d’impresa di mantenere la propria neutralità. I consumatori sono sempre più “belief-driven” e richiedono una presa di posizione, di coraggio.

Insomma, per costruire strategie di comunicazione efficaci ci vuole coraggio, e per fortuna sembra che il coraggio sia contagioso.

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