Imen Jane e Alice Melocchi si raccontano all’evento “Women in Tech”

imen jane

Milano, Campus Calabiana. In occasione dell’International Day of Women and Girls in Science dell’11 febbraio, la community Talent Garden ha organizzato una brillante intervista a due donne nel mondo della tecnologia: Imen Jane e Alice Melocchi.

Noi c’eravamo e abbiamo ascoltato le loro storie. Le abbiamo raccolte per voi in questo articolo, per offrirvi una fonte di informazione, ma soprattutto di ispirazione. Le due giovani donne provengono da background totalmente differenti tra loro: Imen Jane dall’economia e Alice Melocchi dal pharma.

Imen Jane

Imen Boulahrajane, classe 1994, è divulgatrice ed economista attiva su Instagram dal 2018. Oggi conta oltre 290mila follower, numero che appare ancora più sorprendente se pensate che i contenuti che propone nelle sue Instagram stories sono di stampo prettamente economico e politico.

Probabilmente vi sarà capitato di imbattervi in alcuni dei suoi interventi e interviste in radio e TV, oppure nelle sue brevi ma efficacissime spiegazioni su Instagram su temi non proprio facili, quali la Brexit o la crisi di governo.

Dal personal branding alla startup

La grande novità e svolta per Imen è stata la decisione di intraprendere un progetto editoriale a tutto tondo nel mondo tecnologico, decretando il passaggio dal personal branding a startup. Così, insieme con Alessandro Tommasi, ha creato Will_Ita (pagina che in questo momento conta già 117mila follower).

Il primissimo post di lancio di Will_Ita è stato un esperimento, con un’intervista in cui si chiede ad alcune persone il loro parere sul significato di “will”.

Questo post è l’emblema dell’eterogeneità dei profili con i quali vuole interfacciarsi Will_Ita: uomini, giovani, donne, anziani, non fa differenza, quando si tratta di informazione.

Oltre al semplice like, viene fuori la partecipazione delle persone di tutti i tipi, dalla casalinga a ragazzi laureati che ci chiedono informazioni e spunti, perché la differenza per noi sta nelle numerose interazioni delle persone ci scrivono quotidianamente.

Imen Boulahrajan

Le donne, tra politica e social network

I sondaggi affermano che le donne leggano poco di argomenti relativi all’economia e alla politica. “Will” è riuscito ad andare in controtendenza riuscendo a raggiungere con contenuti di informazione economica e di affari internazionali, un target femminile.

Questo è stato un bellissimo modo per permetter loro di avvicinarsi a tali tematiche, grazie ad uno strumento (i social network), che le donne conoscono molto bene. Siamo andati in un territorio in cui le donne già sono presenti, anziché attuare il processo inverso, cioè portarle in un nostro spazio”.

Imen Boulahrajan

L’informazione non tradizionale

Quella di “Will” non vuole essere un’informazione di nicchia rivolta solamente a persone acculturate, giovani smart che di solito si informano, perché il target non esiste. “L’obiettivo – spiega Jane – è dare valore sia al virtuale che al reale, attraverso l’interazione e l’arricchimento reciproco, superando il concetto di informazione calata dall’alto. Si tratta, invece, di un dialogo tra persone”.

Il motivo per cui tantissimi scelgono di seguire Will può essere racchiuso in una sola parola inglese: empowerment. Per fare un “figurone” a scuola, a lavoro, a cena con gli amici o i parenti.

I follower di Will sono davvero molto attivi e la pagina nel primo mese è cresciuta senza alcuna sponsorizzazione, ma semplicemente facendo leva sulla community che l’inluencer aveva personalmente costruito e anche grazie al passaparola. “Siamo consapevoli di avere una responsabilità sociale molto forte”, ha concluso Imen.

Alice Melocchi

Co-Founder & CSO di Multiply Labs, Alice ci ha parlato della sua esperienza di incubazione negli Stati Uniti, grazie alla sua startup di successo in un campo di alto livello, come quello delle tecnologie farmaceutiche. La laurea in farmacia e un dottorato le hanno permesso di trascorrere quasi un anno all’estero al MIT, presso il dipartimento di ingegneria chimica.

Lavoravo sull’idea di trasferire tecnologie produttive impiegate in altri campi industriali (materie plastiche) al campo farmaceutico allo scopo di velocizzare i processi produttivi o ottenere un sistema di rilascio dei farmaci che avesse una prestazione particolare. Si trattava di capsule diverse da quelle tradizionalmente utilizzati dal case farmaceutiche perché in questo caso il contenitore e in grado di favorire una certa prestazione di rilascio una volta assunta oralmente.

Alice Melocchi

“Nel 2013 negli USA si incominciava a parlare di stampa 3D“, racconta Alice, che aveva l’idea di superare l’ostacolo dello stampaggio a iniezione, tipicamente usato nell’industria farmaceutica, a favore invece di un sistema di prototipazione rapido, più versatile e meno costoso, come la stampa 3D. Questo sistema le avrebbe permesso la creazione di capsule suddivise in compartimenti al suo interno.

Tornata in Italia per concludere il dottorato, ha potuto continuare a lavorare a questo progetto, grazie ad un assegno di ricerca universitario.

Poteva diventare a tutti gli effetti un progetto imprenditoriale. All’epoca in Italia non si parlava tantissimo di startup, mentre in America era già una realtà avviata.

Alice Melocchi

Grazie soprattutto alla spinta imprenditoriale di quello che sarebbe poi diventato il suo co-founder, un ingegnere robotico, è riuscita a proporre il brevetto per questo progetto, che è stato fortunatamente approvato.

Era partito tutto con una scommessa, un gioco, ma poi è andata avanti in modo inaspettato.

Alice Melocchi

La startup

Sono così approdati in Silicon Valley, dove, dopo tanto impegno nel superare la selezione e l’intervista con gli investitori, sono stati inglobati in uno dei più importanti programmi di accelerazione al mondo, Y Combinator, che ha accettato la loro idea. La partecipazione al programma di incubazione di circa tre mesi, prima, e la presentazione dell’idea inprenditoriale, dopo, davanti a un panel di circa 300 investitori, ha consentito ad Alice e al suo socio di raccogliere circa 6 milioni di dollari, per avviare la startup.

Le sfide

Gli ostacoli, però, come in qualsiasi progetto imprenditoriale, non sono mancati: erano partiti con l’idea della stampa 3D, ma in corso d’opera si sono accorti che alcune tipologie di processo non erano sufficientemente produttive e quindi qui hanno attuato una strategia “disruptive”, tornando quindi allo stampaggio a iniezione, quello tradizionale.

Un sistema robotico

Durante la fase di produzione, hanno impiegato un innovativo processo robotico, che consentiva di veicolare le dosi all’ interno delle singole capsule e anche di annotare e tracciare tutti i dati per trascriverli su carta, superando quindi un processo tradizionale che generalmente nell’industria farmaceutica viene fatto a mano da due operatori. Da lì poi si sono resi conto che il loro progetto poteva essere non solo indirizzato alla somministrazione di medicinali per via orale, ma anche alla terapia personalizzata, a seconda del metabolismo e DNA .

Entrambe le protagoniste della serata, Imen e Alice, convengono sul fatto che a volte gli ostacoli possono sembrare insormontabili, ma basta cambiare prospettiva per individuare in tutto quello che è una difficoltà, la possibilità di crescita. Questo percorso non è mai quasi mai lineare, ma presenta spesso dei rischi.

Bisogna, allora, sapersi adattare ed essere disposti anche a rivedere le proprie idee, tenendo conto dei cambiamenti che possono intervenire sul nostro percorso ed usarli a nostro vantaggio.

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