Le soft skills per un buon comunicatore

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Settembre è periodo di nuovi inizi, nuovi lavori, corsi e spesso qualche cambiamento, magari anche professionale. Tempo per molti di aggiornare il curriculum. Ma se c’è qualcosa che non traspare dal proprio resumé e di cui invece le aziende hanno (o avrebbero) un grande bisogno, sono proprio le soft skills.

Nonostante siano un ambito sottovalutato e disdegnato persino da chi il cv lo compila, queste competenze trasversali sono veramente le qualità più interessanti per un dipendente, consulente o collaboratore. Solitamente è proprio merito loro se alcuni rapporti professionali proseguono felici o meno, se i contratti vengono rinnovati o se i clienti sono felici di sentire il proprio referente.

Perché, purtroppo o per fortuna, le menti degli esseri umani non possono ragionare seguendo una scienza esatta. Quindi non è sufficiente aver studiato molto o avere una certa esperienza per essere davvero adatti ad un ruolo. Ciò che davvero fa la differenza, e il successo, è lo human touch.

Che cosa sono le soft skills

Facciamo chiarezza su queste skills, onde evitare ogni tipo di confusione. Un semplice check online permetterà di appurare che le soft skills costituiscono le attitudini personali di un individuo, quelle che un tempo si inserivano nella zona “competenze personali”, zona grigia di ogni cv dove ogni candidato inseriva quel che voleva o quasi, a sua creativa discrezione.

Tipicamente, le soft skills rappresentano quelle competenze innate o comunque naturali del detentore di cv: banalmente, una buona memoria, che non tutti preservano, oppure la capacità di accettare di buon grado critiche e correzioni, o la rara dote di non arrabbiarsi mai, che potrebbe essere indispensabile, per esempio, per chi lavora in un call center. O quella che tutti, da 10 anni ormai, dicono di possedere naturalmente: l’empatia.

Una serie di abilità, doti e capacità, quando non vere e proprie inclinazioni personali e tratti del proprio carattere, che aggiungono o tolgono qualcosa di molto importante – e molto sottile – ad un profilo.

Si chiamano soft skills perché, a differenza delle hard skills, ossia le competenze tecniche che abbiamo acquisito nella nostra carriera, sono dentro di noi e non si possono propriamente insegnare. Piuttosto, possono svilupparsi e migliorare crescendo e maturando nel tempo.

La parola soft – quest’idea di morbido, delicato, al tatto come alla pronuncia – rende molto bene il dato intangibile di queste competenze. Il loro essere eteree ma non non meno presenti; la capacità di essere intrinseche e sottili, quasi parte integrante di una persona; il loro stare apparentemente nascoste per uscire allo scoperto quando la situazione è serena, tranquilla, di agio, o viceversa irrompere rovinosamente in situazioni di stress o criticità che accadono su ogni posto di lavoro.

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Una scena del film “Il paradiso degli Orchi” in cui il protagonista fa di mestiere il caprio espiatorio.

Quali soft skills dovrebbe avere chi lavora in comunicazione

Ogni mestiere, ogni posizione lavorativa, ogni professione ha le sue proprie soft skills (a parte l’empatia, che sta bene un po’ con tutto).

Difficile, o quantomeno, problematico immaginare un manager senza capacità di leadership, così come potrebbe risultare molto fastidioso ad una guida turistica soffrire di agorafobia, o pensare di aprirsi con uno psicologo dotato di poco tatto.

Chi comunica per lavoro dovrebbe possedere, o perlomeno padroneggiare perfettamente, non solo la propria lingua e stile, ma anche alcune competenze che renderanno la vita più facile a lui in prima persona ma anche – e soprattutto – a chi dovrà interagire con lui.

Questo vale ancora di più per chi comunica sul web, dove all’ostacolo evidente di dover usufruire del mezzo (social, mail, blog che sia), che pone e impone limiti e virtù, si aggiunge anche la difficoltà di comunicare in un marasma di messaggi istantanei e passeggeri. E se per errore, nel tuo comunicato stampa finisce la frase sbagliata o il congiuntivo errato (ops!), improvvisamente risveglierai i leoni da tastiera pronti a rivoltarsi contro di te.

Un breve decalogo

Ci sono alcune cose che chi lavora in ambito comunicazione, qualunque esso sia, non dovrebbe mai ignorare e delle competenze che andrebbero decisamente coltivate.

  1. Saper ascoltare: perché dimentichiamo sempre che comunicare significa dialogare, recepire e far passare un messaggio da un punto A un punto B? E come potrebbe mai funzionare questa relazione senza il preziosissimo ascolto?
  2. Avere pazienza: la fretta è cattiva consigliera. Lo sanno bene quelli che twittano e poi cercano vilmente di fare ammenda pubblica (tutti tranne Trump), o quelli che diramano comunicati prima di aver appurato i fatti o semplicemente diffondono fake news senza aver davvero controllato le fonti. Ahi ahi! Ci vuole anche pazienza a parlare con le persone, comprenderle e farsi comprendere. E fare il callo alle incomprensioni, tentando di evitarle e trovando un terreno comune su cui confrontarsi.
  3. Essere semplici e accessibili: molti pensano che la semplicità sia una via facile da raggiungere, o che parlare arzigogolato dia lustro al proprio eloquio, ma questa è assolutamente il contrario dello scopo per cui si comunica. Essere intellegibili, comprensibili e chiari, è una dote fondamentale per chi comunica di mestiere.
  4. Essere precisi: qualunque sia il messaggio che vogliamo dare, è importante darlo con precisione. Il che significa anche non sbagliare nomi o cognomi di chi partecipa a un convegno, o inserire indirizzi corretti in una brochure o su una pagina Contattaci, o specificare gli orari di apertura di un servizio.
  5. Fare domande: l’unico modo per impadronirsi di un argomento è esserne curiosi, così come la sola via per approfondire un tema è fare tante domande in merito. Chiedere, domandare, interrogarsi su fatti, eventi e persone, è la via per poter comprendere e analizzare e poi comunicare un qualcosa.
  6. Fare relazione: La comunicazione non è solo parole, post e reactions: la comunicazione è fatta da e per persone. Impensabile, per chi vive e lavora nella comunicazione, essere una persona ostile, irascibile o particolarmente riservata. Non serve essere dei PR navigati, ma sicuramente aiuta sapersi relazionare efficacemente con il resto del mondo, a tutti i livelli.
  7. Leggere correttamente i segnali non verbali: avete presente quando l’insegnante decide di spiegare invece di interrogare? Ecco, magari è stata una brava (e buona) osservatrice, e ha capito che non era giornata di severe interrogazioni… Capire quando i propri interlocutori sono stanchi o annoiati è fondamentale per saper tenere alto l’umore e l’attenzione di chi vi ascolta. E, attenzione: questo vale anche per chi vi legge! Se un certo profilo social i follower non interagiscono alle domande, o non commentano più gli articoli, o magari usano ripetere certi leitmotiv o emoji, beh, è di fondamentale importanza saper leggere e interpretare correttamente i segnali paratestuali.
  8. Stupire. Non parlo di mero effetto “wow”, che ormai è superato da secoli. Parlo di commuovere, connettere, toccare. Le parole hanno un potere enorme, sanno scuotere animi e muovere veramente le persone. Saperle usare in modo arguto per raccontare una storia o, beh, ottenere un determinato effetto, è una potenzialità nelle mani del buon comunicatore.
  9. Essere consapevoli. Essere certi di quel che si dice non è sempre nelle mani di chi comunica, ma di sicuro lo può essere il modo in cui si comunica. L’atteggiamento sicuro di chi parla (o scrive) rassicura anche chi legge e aumenta quel carisma tipico che dovrebbe appartenere a chi ricopre il ruolo non di messaggero, ma di com
  10. Usare la gentilezza. In un mondo arduo come quello del web in cui è molto facile avere un metaforico coltello tra i denti, almeno chi comunica per mestiere non dovrebbe mai dimenticare le buone maniere.

Molte di queste competenze sono innate, altre si possono acquisire, e di certo tutte si possono affinare.

Il motivo per cui incrementare veramente le proprie soft skills è fondamentalmente uno: aiutano non solo a crescere come persona (ragione da non disdegnare) ma ad avanzare a livello professionale, a fare carriera, ad avere successo, nel lavoro e nella vita.

Rendono le cose più semplici, semplificano e facilitano processi e relazioni, aiutano e sostengono in generale. Non sottovalutate il lato soft, quindi, e buona fortuna.