Native advertising, molto più che una moda

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Di contenuti native e di native advertising si parla già da tempo. Ma quello che adesso è lampante è che il native advertising dà risultati decisamente migliori rispetto ad ogni altro tipo di pubblicità digitale. Perché crea una forma di corrispondenza e coerenza tra brand e consumer molto più forti.

I numeri del native advertising

Nel mondo del marketing la capacità di analisi dei numeri e dei dati rappresenta il sistema vincente per attuare la strategia giusta. Allora, parliamo di numeri: sono già 3 anni che il native advertising è in crescita costante.

I contenuti native ricevono oltre la metà (53%) delle visualizzazioni in più rispetto alla pubblicità tradizionali, con una redemption più alta del 18%. I dati sono Forbes che prosegue lucidamente: “Il native advertising è un’altra forma di advertising. La differenza consta nel fatto che è un modo incredibilmente convincente per mostrare i tuoi prodotti o servizi al tuo consumatore tipo”. In questa frase c’è praticamente già tutto.

Perché il native advertising funziona meglio delle altre forme di adv

Se vi state chiedendo quale sia la formula magica del native adv, in realtà, è che la chiave consiste nella sua stessa forma.

Il native advertising nient’altro è che un contenuto sponsorizzato – o comunque contenente link e promozioni a brand/prodotto – erogato all’interno e nello stesso identico modo degli altri contenuti originali e non promozionali della piattaforma ospitante – giornale, blog, webzine.

La forma naturale e assolutamente simile agli altri contenuti aumenta enormemente la visibilità del contenuto brandizzato. Niente popup, niente banner fastidiosi o box onnipresenti, il contenuto è proprio come gli altri tipici del sito.

Il native adv non solo si confonde con gli altri contenuti, ma ne mantiene anche tutte le caratteristiche: stesso numero di battute, stesso tone of voice, stesso peso di immagini o video. E non solo: il native adv segue la stessa linea editoriale della piattaforma dove si trova, perciò il contenuto dei veri e propri prodotti editoriali creati appositamente per quello specifico pubblico, che li apprezza e visualizza volentieri.

Perciò è fondamentale selezionare con cura la testata che ospiterà il native adv per poter attrarre la giusta audience verso il proprio brand.

Tips per creare il miglior native advertising

Quando si sceglie di investire in pubblicità e contenuti native, è importante delineare la propria strategia focalizzando alcuni punti chiave.

  1. Canale: da questo dipende la metà del lavoro. Individuare il giusto canale significa raggiungere il giusto pubblico. Esso va valutato non solo in termini di awereness e reputation, ma in termini di engagement ed affidabilità con il target. Come fare per capirlo? Considerate gli argomenti ricorrenti, le rubriche più lette, se i social proprietari sono seguiti o meno, e che tipo di commenti e reactions producono sugli utenti.
  2. Contenuto: studiate le altre native adv e i contenuti non sponsorizzati del canale prescelto. Progettate il contenuto in modo che si mescoli in modo omogeneo con gli altri. Il messaggio deve passare, ovvio, ma in modo non schiacciante e opprimente come una pubblicità. Creare valore e arricchire chi vede il tuo contenuto è il vero obiettivo e questa regola aurea vale anche per il native advertising.
  3. Monitoraggio: alla precedente regola aurea segue subito questa. Tutte le azioni marketing sul web vanno tracciate, analizzate e studiate. Capire cosa è andato storto, cosa è andato incredibilmente bene e comprenderne il perché, è il modus operandi corretto per ottimizzare le proprie performance online e andare nella direzione più corretta, verso il proprio pubblico.

La soluzione è…

Come disse qualcuno, non esistono ricette già pronte dalla sicura riuscita. La verità è che bisogna sempre ricercare, approfondire, migliorare, aggiustare il tiro, restare sul pezzo.

Il native adv sta regalando ottimi risultati a chi la predilige, ma è chiaro che non è una pozione magica. Anch’essa è uno strumento, una via, che va percorsa insieme ad altri strumenti e vie. Ogni pubblico, ogni azienda, ogni canale ha il suo codice e sta alla capacità del marketer interpretarli e sfruttarli a proprio vantaggio.

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