Non solo estetica. Quando il giardino diventa terapeutico

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La storia dell’umanità comincia in un giardino e, fin dai tempi più antichi, gli uomini hanno sempre sentito il bisogno di ricreare l’Eden. Poco importa se con le forbici del potatore, con il pennello del pittore, o con la penna dello scrittore. Quello che si cercava e si cerca è la relazione con l’ambiente esterno. Vivere, lavorare ed invecchiare in città, luogo di solitudine spirituale e di cemento, spesso sviluppa disagi, malanni, paure ed ansia. Sono soprattutto i bambini ed i soggetti deboli, come gli anziani e i disabili, a soffrire per questa forma di separazione dal mondo naturale. Ecco perché, da alcuni anni, i medici e gli architetti hanno riscoperto l’importanza del verde.

La casa sull’albero di Renzo Piano

Uno dei primi professionisti italiani che ha creduto nel benessere che producono le piante è stato Renzo Piano. Per ideare l’Hospice pediatrico di Bologna, che dovrebbe essere inaugurato alla fine di quest’anno, l’archistar e senatore a vita ha pensato al gioco preferito dai bambini: la casa sull’albero. E la struttura che sta nascendo, grazie alla Fondazione Seragnoli, sarà proprio sollevata da terra ed immersa in un bosco di alberi autoctoni, sia sempreverdi, sia a foglia caduca, per garantire l’ombra nei mesi estivi e lasciare filtrare la luce in quelli invernali.

In un’area di 12 mila metri quadrati, l’hospice permetterà ai piccoli malati ed alle loro famiglie di abitare, idealmente, uno spazio leggero e luminoso. Camere ed appartamenti saranno sospesi a sei metri dal piano terra, in modo che gli occhi dei bambini potranno sempre vedere le chiome degli alberi, quattrocento alberi, che costituiranno un vero e proprio bosco assieme a cinquemila piante di arbusto.

“Sollevare – ha fatto notare l’architetto Renzo Piano, durante la posa della prima pietra – ha la stessa radice di sollievo e significa togliere peso al dolore. Questo deve essere l’obiettivo di un hospice, alleviare il dolore di chi vi abita. Vivere tra gli alberi rimanda ai giochi ed ai sogni dei bambini, alla loro potente idea di libertà creativa e profonda, legata al mondo naturale”.

La città della salute e lo Zen 2

Non è la prima volta che Renzo Piano utilizza l’architettura a scopo sociale, inserendo tanto verde tra gli edifici. Lo aveva già fatto progettando, per Sesto San Giovanni, la Città della salute e della Ricerca sull’ex area industriale Falck, un’opera che vedrà la luce nel 2024. Besta ed Istituto tumori saranno trasferiti qui, in posizione strategica dal punto di vista delle infrastrutture (il quartiere ha tre stazioni della metropolitana, una ferroviaria ed è lambito dalla tangenziale per l’aeroporto di Linate) e l’intero complesso sarà incorniciato da un enorme parco urbano.

“Le periferie sono le fabbriche dei desideri” è solito ripetere Renzo Piano. Per questo, forse, il grande architetto non si è mai tirato indietro quando ha potuto migliorare la vita di chi le abita. È successo per lo Zen 2 di Palermo, dove Piano nel 2020 ha presentato un progetto voluto fortemente dall’Università e dal Comune.

L’architetto e senatore a vita Renzo Piano, tra alcune opere che ha progettato

“È un intervento circoscritto che può marcare la differenza in una realtà come questa – ha spiegato il professionista durante la cerimonia – un intervento seme che serve a fare germogliare e crescere la bellezza, il rispetto per il decoro, per la città, per gli altri”. Anche qui, come sempre, è stata prevista un’area verde, due filari di ficus microcarpa che creano un telaio geometrico grazie al quale trovano spazio tante sedute, all’ombra di un grande ficus magnolioides.

E per ricucire il tessuto di altre periferie, Renzo Piano ha già ripreso a lavorare nella stanza numero 24 di Palazzo Giustiniani, quella che gli è stata assegnata quando è stato nominato senatore a vita dal presidente della repubblica Giorgio Napolitano. Le pareti sono coperte da alti compensati che espongono i progetti  in corso. Al centro, ad un tavolo rotondo, Piano discute e si confronta con i giovani colleghi che seleziona ogni anno, proprio per ridisegnare i quartieri difficili. L’iniziativa si chiama G124 ed è fatta con il cuore, oltreché con il talento. Basti pensare che ai giovani del suo team Piano devolve l’intero compenso che riceve come senatore.

Se l’architettura non può cambiare il mondo, di certo può dare forma al cambiamento. Le piazze, i ponti, i giardini sono gli elementi che rendono belli e vivibili i luoghi. Lo sanno bene gli imprenditori di successo che hanno visto lievitare i loro guadagni anche grazie ai giardini aziendali. Lo spazio all’aperto, infatti, non è un semplice biglietto da visita, ma una caratteristica importante dell’impresa che rafforza il team building ed aumenta il benessere dei dipendenti. In questo settore sono all’avanguardia Floricoltura Moretti di Gorle (Bergamo) e BamaGroup di Altopascio.   

Un giardino per curarsi

Esistono ambiti, poi, dove il garden tutor lavora a stretto contatto con specialisti, affinché la realizzazione di un’area verde divenga parte integrante di terapie mediche. Si parla, in questi casi, di giardini terapeutici che vengono creati ad hoc per migliorare la qualità della vita degli anziani affetti da morbo di Alzheimer, dei bambini con disturbi dello spettro autistico, dei ragazzi con problemi di dipendenza.

Pistoia è la patria di questo settore che sta crescendo, anno dopo anno. Mati 1909 è un’azienda vivaistica alla quarta generazione che si è specializzata anche nei giardini terapeutici. Andrea, Francesco e Paolo Mati, che hanno anche una rivista mensile online, Ossigeno, hanno preso molto a cuore la loro missione al punto di organizzare, periodicamente, convegni ed eventi con psichiatri ed altri esperti che ogni volta certificano gli effetti benefici svolti dalla natura sulla mente.

A spasso con l’analista

“Buttiamo via il lettino e facciamo analisi passeggiando nel verde!”. È la provocazione lanciata di recente ai colleghi dallo psichiatra Paolo Crepet, intervenendo ad un seminario di Mati. “Se un paziente andasse a camminare in un parco con il suo terapeuta – conferma lo specialista – avrebbe di sicuro più stimoli per aprirsi e raccontare di sé. La natura ha un potenziale enorme che noi sfruttiamo poco”.

Lo psichiatra Paolo Crepet

Sono numerosi i progetti che Mati 1909 ha già realizzato con successo. Tra i più noti, il “Parco terapeutico” della comunità Incontro, fondata da don Pierino Gelmini ad Amelia, in Umbria, per la cura delle tossicodipendenze. Il giardino “La rosa di Gerico”, inaugurato nel 2019 alla Casa di Gello, in provincia di Pistoia, un centro diurno per adulti affetti da autismo.

Anche ASA Magazine, la rivista ufficiale della stampa agroalimentare italiana, ha inaugurato il 2021 con un ampio servizio dedicato a Mati 1909. In questa azienda, infatti, non si producono soltanto piante, ma benessere a tutto tondo. Dentro il vivaio, in cui si svolgono costantemente corsi di formazione, esiste Toscana Fair, un agriturismo che promuove i prodotti locali, dove si può mangiare e girare in e-bike.

L’arte, toccasana per lo spirito

Una sosta consigliata, dopo il pranzo, è quella alla Fattoria di Celle che ospita le collezioni Gori di arte ambientale. Realizzata nel 1970 ed aperta al pubblico nel 1982, l’esposizione vanta 80 opere dei maggiori artisti della scena contemporanea come Robert Morris, Golba, Anselm Kiefer, Giuseppe Penone e tanti altri.

Giuseppe Penone, lo scultore che sussurra agli alberi

Dalle piante al cibo, fino alla land art, per rigenerare corpo e mente. Ritrovando l’Eden smarrito.

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