Fake follower: Instagram contro gli influencer “furbetti”

Instagram fake

Migliaia di follower provenienti da tutto il mondo, ma percentuali di like molto basse.

Oppure, al contrario, montagne di cuoricini e commenti sulle foto pubblicati da account non così popolari. Chiunque frequenti Instagram, e in Italia sono 19 milioni di persone attive ogni mese, conosce bene questa situazione.

Così, nonostante la continua crescita di Instagram (che da giugno 2018 supera il miliardo di utenti attivi), aumentano anche i dubbi e le ombre su chi si è costruito fama e lavoro grazie a questa piattaforma.

Il tema non è nuovo, tutto il contrario. Tant’è che nel mese di febbraio 2018 anche l’Antitrust è intervenuto per provare ad introdurre regole di trasparenza. La novità è che, per la prima volta, è Instagram stesso ad annunciare una battaglia contro fake like e fake follower.

Una news accolta con entusiasmo dai tanti micro-influencer che hanno fatto dell’autenticità la propria forza, ma sarà davvero sufficiente a garantire la fine della popolarità di app, bot e altri mezzi per crescere a pagamento in maniera poco trasparente?

Fake follower: la mossa di Instagram

Il Blog ufficiale di Instagram ha pubblicato un breve post che inizia così:

Per garantire che le partnership tra influencer e brand continuino a fornire esperienze reali ed interazioni genuine, inizieremo a rimuovere i Mi piace, i Commenti e i Commenti non autentici dagli account che utilizzano app di terze parti per aumentare la loro popolarità. Abbiamo appositamente sviluppato tools di machine learning per identificare gli account che utilizzano questi servizi e cancellare ogni attività non autentica.

Così si prendono di mira l’utilizzo di bot e di altri strumenti tecnologici utilizzati da molti per “gonfiare” i propri account ed apparire più influenti di quanto si è realmente.

Si tratta di applicazioni che gestiscono un account Instagram business compiendo, in automatico, alcune azioni base. Per esempio, possono seguire o smettere di seguire un account (follow/unfollow) con lo scopo di accrescere il numero di follower. Oppure distribuire like, aggiungere commenti e toglierli quando non generano il riscontro immaginato.

In alternativa, chi vuole far lievitare il numero dei propri seguaci in modo artificiale può direttamente acquistare pacchetti di finti follower che interagiscono come se fossero persone vere. Ma sono di fatto dei veri e propri bot.

L’obiettivo è molto semplice: attirare l’attenzione su un account aumentandone al visibilità. Crescita che comporta, tanto per i brand quanto per gli influencer, maggiori opportunità di guadagno, tariffe più alte e, in generale, un maggior profitto.

La tecnologia per individuare i falsi

Peccato che, come sottolineano ancora da Instagram, gli utenti ricerchino “esperienze reali ed interazioni genuine”. E proprio per garantirle si ritiene necessario intervenire. Come? Grazie ad alcuni software ad alto tasso di tecnologia, capaci di identificare automaticamente le attività illecite e di notificarle ai gestori dell’account.

Da Instagram spiegano che a chi impiega i bot verrà inviata una richiesta di cambio password per consentire all’utente di scollegarsi da applicazioni esterne. Chi ignorerà questi messaggi verrà, semplicemente, bannato.

Social e trasparenza: a che punto siamo?

Instagram non è l’unico social network ad essersi attivato per limitare tutte quelle pratiche che vanno a falsificare l’esperienza degli utenti. Nel secondo trimestre del 2018, per esempio, Twitter ha perso ben 9 milioni di utenti in tutto il mondo.

Colpa di una fuga di massa dal social degli ex 140 caratteri? Non proprio. Infatti, si tratta dell’effetto diretto di una campagna massiva nata con l’obiettivo di cancellare bot, spam e account “problematici”. Un calo drastico, giustificato e sostenuto dalla convinzione che migliorare l’esperienza di chi frequenta uno spazio virtuale, eliminando questi account non graditi, possa garantire una crescita globale organica sul lungo periodo.

Anche Facebook ha attuato, sin dal 2012, diverse campagne contro i fake sulla sua piattaforma. Grazie agli algoritmi di machine learning, sono stati rimossi circa 2 miliardi di account falsi soltanto nei primi sei mesi del 2018. Il timore è che, tra pubblicità e mancanza di trasparenza, gli utenti abbandonino questi social, virando verso piattaforme dove l’interazione è più autentica.

Se, da un lato, è chiaro come l’interesse di chi possiede e gestisce le piattaforme social di arginare la diffusione di meccanismi che vanno ad ingannare l’utente, resta un vuoto normativo sull’argomento.

Twitter, Facebook, Instagram sono tutte media company private che scelgono di autoregolarsi. Ma non stiamo parlando di aziende che si sono distinte, negli anni, per la trasparenza: né per quanto riguarda i processi decisionali, né per le linee guida seguite per l’eliminazione dei contenuti.

Manca un’autorità responsabile di verificare e supervisionare come queste azioni anti-fake si traducono nella pratica.

Come riconoscere chi utilizza i bot?

Nell’attesa che le contromisure prese dal social dimostrino la loro efficacia o meno, esistono strategie a portata di utente per “valutare” gli influencer più seguiti.

Grazie ad alcuni strumenti di social media monitoring è possibile, infatti, farsi un’idea dell’autenticità dell’account seguito o con cui avviare una collaborazione. Due sono i parametri più immediati da utilizzare: il livello di engagement di un profilo e la gradualità della crescita dei follower.

Nel primo caso, infatti, è utile osservare il rapporto tra il numero di follower e quello di interazioni per post. È stato calcolato che un account seguito da più di 100.000 persone genera un coinvolgimento pari a circa il 2%. In pratica, significa che in media ogni foto dovrebbe raccogliere circa 2.000 tra cuori e commenti.

Non si tratta di una scienza esatta ed è importante tenere in considerazione che all’aumento dei follower corrisponde, tendenzialmente, una diminuzione del livello di engagement, ma è un primo strumento utile e a portata di mano per tutti.

Monitorare, invece, la crescita del numero di follower e following di un account è un altro modo per provare a stanare in autonomia chi compra la sua crescita. Solitamente, infatti, un aumento organico dei seguaci di un personaggio o brand procede in maniera costante, senza scossoni, né cambiamenti improvvisi.

Chi, invece, compra la popolarità, lo fa in momenti ben specifici che si possono facilmente individuare osservando la linea che descrive la crescita dei follower: gradini e picchi potrebbero nascondere, infatti, una mossa poco trasparente.

Si tratta, naturalmente, di strategie non infallibili, utili per rispondere ad una curiosità. Per poter analizzare, invece, potenziali influencer con cui collaborare esistono software e servizi di social media monitoring. Lo scopo è proprio quello di verificare l’autenticità e la professionalità di chi gestisce l’account di cui vorremmo sapere di più.

Una maggiore trasparenza è, infine, un guadagno per tutti: per l’azienda che sceglie di investire, per il cliente/utente che saprà di potersi fidare di ciò che vede. In un social come Instagram in cui l’immagine è tutto, rappresenta un sigillo fondamentale per conservare un prezioso rapporto di fiducia reciproca.

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